Rentree di alcuni ex studenti della Badia di Cava

Ci sono legami d'amicizia che restano forti nel tempo anche se non ci si vede per oltre un trentennio; basta una telefonata e, a sentire un nome e una voce, riaffiorano con impeto ricordi giovanili piacevoli e mai dimenticati. E' quel che è accaduto ad un gruppo di "giovani" cinquantenni, accomunati dall'aver frequentato il Collegio "San Benedetto", fondato nel 1865 dal Cardinale Guglielmo Sanfelice, all'interno dell'abbazia di Cava dei Tirreni, e che hanno concordato di incontrarsi per un piacevole tuffo nel passato. L'idea è venuta al salvitellese Arch. Franco Trezza, segnato dal dolore per l'immatura scomparsa dell'amico sub Mauro Tancredi , che ha originato la necessità di un incontro con gli amici d'infanzia, iniziando a contattare i vecchi compagni di banco per poi concordare di ritrovarsi a pranzo, qualche settimana fa, a Buccino, di fronte alle prelibatezze gastronomiche della Fiaba dei Sapori, per unire i vecchi ricordi giovanili agli antichi sapori del territorio. Marco Toffolo, Franco Trezza, Tonino Solimene, Enzo Salerno, Antonello Tornitori, Nicola Cestari, Salvatore Baio, Giuseppe Accunzi, Pieremilio D'Agostino e Renato Santonicola si incontrano nel piazzale del ristorante; gli abbracci si fondono con gli attimi di commozione dopo aver riconosciuto i volti segnati dai ricami del tempo; spuntano aneddoti e allegre monellate, ma anche il triste ricordo per qualcuno che non c'è più.


Aggiornamenti sul tempo passato, le donne, la famiglia, i figli, il lavoro, ma senza fare un bilancio perchè ciò che conta è l'amicizia nata in quel tempo condiviso in Badìa, sotto gli insegnamenti rigidi dei professori. Spuntano le foto di gruppo, di un bianco e nero che non c'è più affidato ai maestri fotografi del tempo, e inizia la gara del riconoscimento dei volti; alcui ancora noti, altri, ormai anonimi, persi nel labirinto della memoria. Gli aneddoti, gustosi come le succulente portate del ristorante e qualche bicchiere di rosso, vengono interrotti dalla telefonata del vecchio professore che, scusandosi per un impegno che ha impedito di raggiungerli, promette la sua presenza al prossimo immancabile incontro, ma non dimenticando il suo ruolo di educatore con la frase: "ragazzi, so che siete a pranzo; mi raccomando, non esagerate col vino che poi dovete guidare". Ci si scambiano numeri di cellulare ed email anche per futuri contatti di lavoro; ormai non sono più ragazzini dal viso foruncoloso, sono affermati professionisti, avvocati, medici, insegnanti, gioiellieri e imprenditori che hanno messo a frutto con onestà ed impegno gli insegnamenti per percorrere le strade della vita. Pieremilio D'Agostino, originario di San Gregorio Magno, a tavola si abbandona a qualche ricordo: "Siamo usciti dal collegio tra il 1978 e il 1979, molti di noi non si erano più incontrati. Io, solo con i fratelli Solimene e con i loro genitori. Una volta usciti, tutti ci siamo dedicati al recupero del tempo che sembrava perso: l'unica ansia sembrava essere quella di riguadagnare esperienze che i tempi e l'organizzazione del Collegio a guida benedettina sembravano negarti ed in qualche modo erano negate programmaticamente. Forse, spiace dirlo, ma nella rimozione qualcuno ha rimosso anche qualche amicizia. Poi il tempo, gran guaritore, ti aiuta ad essere più indulgente, ti pacifica anche e comincia l'opera di un recupero. Ho aderito entusiasta alla rentrée perché era l'occasione dell'incontro che, negli anni della "saggezza" si è vagheggiato, e mai realizzato".

La torta, un allegro e rumoroso brindisi tra gli sguardi curiosi di altri clienti del ristorante, i selfie per fermare nel tempo il piacevole ricordo di una spensierata giornata intrisa di emozioni, ma anche per meditare sul tempo che passa e sull'amicizia con la necessità emotiva di incontrare un amico. Congedandomi dall'allegra comitiva improvvisamente penso alle ultime righe della "passaggiata improvvisa" di Kafka: "...e quando si cammina così per le lunghe vie, allora, per quella sera, si è usciti del tutto dalla propria famiglia, che s’allontana nel nulla, mentre noi, saldissimi, neri per l’assoluta nettezza dei nostri contorni, battendo con le mani dietro le cosce, ci si innalza alla nostra vera figura. Tutto si rafforza se, a quell'ora di notte, si va a trovare un amico, per vedere come sta.".

Quintino Di Vona

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